Lucio Belviso ha fatto un altro regalo alla sua Gradisca e al Friuli Venezia Giulia. Un regalo musicale, of course, un suggestivo viaggio con le dita lungo i tasti del pianoforte e fra le melodie della tradizione popolare. Si chiama “
Sfumature friulane” il nuovo cd del musicista, omaggio alla sua città e alla terra friulana da parte dell'apprezzato pianista di Gradisca. Il suo ultimo progetto discografico è stato presentato nell’ambito del “Natale in Fortezza” in un'affollata Sala Bergamas, che non ha fatto mancare il suo affetto all'amico musicista. Alla serata hanno partecipato il cantante friulano Beppino Lodolo e ben due cori: il “Città di Gradisca” diretto dal maestro Luca Perissin e il coro voci bianche “
Io, tu, noi” diretto dalla maestra Laura Belviso, introdotti dall’attore Fabio Miotti.
Quella di Lucio Belviso è una carriera di tutto rispetto sia a livello televisivo che a bordo delle più grandi e sfarzose navi del mondo, professione che lo ha portato ad esibirsi anche in Belgio, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Argentina e Venezuela. A lui si deve il riarrangiamento dell’Inno a Gradisca dei cugini Zumin. Dice di Belviso il noto critico Franco Savadori: «La gentilezza, il piglio garbato che Belviso adotta nel suo fecondo rapporto con la tastiera del pianoforte, si svelano pure nel suo modo di rapportarsi al mondo, in un connubio ideale di eleganza formale e stile esistenziale. Uomo d’altri modi e altri tempi, il musicista gradiscano continua a dispensare lezioni di bon ton esecutivo, attraverso uno stile affinato in tanti anni di assiduo impegno strumentale fondati sull’intuizione, la pazienza e il rigore. Il gusto per il gioco armonico raffinato ma ameno, sono doti proprie a chi ha aputo penetrare l’arte dell’entartainment, rendendola espressione somma d’una tradizione mai insegnata al Conservatorio o le scuole di musica.
Un’arte – conclude Savadori – che esige la conoscenza di un repertorio sterminato e rimodellato da fantasia, estro e circostanze, e in cui è necessario possedere le capacità improvvisative del jazzista accanto a quelle del rigoroso esecutore classico. Belviso appartiene a quella sparuta categoria di grandi artisti capaci di illuminare il minimo framment sonoro elevandolo ai massimi valori espressivi».